Ci sono alcune materie che la scuola italiana sta tragicamente tralasciando. Per esempio, avere rimosso l'educazione civica sta creando un futuro di adulti con una concezione confusa di diritti e doveri. Per molti esistono solo i primi. La gran parte dei giovani adulti non capisce come funziona lo Stato. La maggioranza di loro non ha una chiara idea della gerarchia delle fonti legislative, per esempio. Qualcuno si ricorda di avere letto che esiste una costituzione, ma nei fatti non sa bene di cosa si tratti.
Non parliamo poi dell'educazione finanziaria. Concetti come gestione del risparmio, investimento, funzionamento dei mercati sono sconosciuti a più, che spesso infatti si fanno rifilare delle patacche di investimenti da parte di sgualciti funzionari di banca (o peggio si affidano allo sportellista delle Poste). Tutti i giorni milioni di italiani vedono volare sopra le loro teste parole come PIL, spread, indice di borsa, tassi, eppure fanno fatica a capire di cosa si tratta fino in fondo.
Insegniamo ai nostri figli il greco e il latino, gli diciamo che sono palestre per la mente (ed è sicuramente così). Poi li convinciamo a rompersi la testa sulle materie scientifiche perché con quelle il mondo diventa un posto migliore (e sono davvero un motore eccezionale di progresso). Quando ci chiedono perché studiare la storia gli rispondiamo che è maestra di vita (ma qui già sentiamo di stare raccontando una mezza bugia). La filosofia? Immancabile guida del nostro intelletto, è quella che ci distingue dalle scimmie (ma secondo me molte di loro conducono un'esistenza più appagante di tanti volti grigi che si vedono per strada).
Invece, quasi nessuno si occupa di insegnare ai bambini a valutare criticamente ciò che mangiano. Il cibo che ne sviluppa corpo e mente non è quasi mai oggetto di lezione. Si parla di sensi ma del loro uso, in pratica, non molto. Eppure ho colleghi che hanno lavorato con grande successo sul tema, ho visto workshop in cui i bambini erano in grado di esprimersi ben meglio di tanti adulti.
Non coltivare un'attitudine critica al cibo, all'idea di buono e sano, è un errore che costa poi caro. Non sviluppare una capacità di valutazione di ciò di cui ci nutriamo è una carenza grave quanto non sapere coniugare un congiuntivo. Con la differenza che non si muore per un verbo errato, anche se ripete l'errore molte volte, mentre si rischia grosso a mangiare male per una vita.
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